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Il Premio Campiello all’abruzzese Remo Rapino

Vince con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”

L’abruzzese Remo Rapino è il vincitore del Premio Campiello 2020 con il romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, pubblicato da Minimum fax.

Un altro orgoglio letterario abruzzese, dunque, dopo la vittoria nel 2017 di Donatella Di Pietrantonio dello stesso Campiello con l’Arminuta. Il verdetto della Giuria dei Trecento lettori che sceglie il vincitore nella Cinquina del premio veneziano promosso dagli Industriali del Veneto è stato annunciato nel corso di una suggestiva edizione organizzata in Piazza San Marco.

Remo Rapino a Venezia. Fonte ANSA

Chi è Remo Rapino

Remo Rapino è nato a Casalanguida, in provincia di Chieti. Risiede a Lanciano (CH) dove è stato docente di filosofia e storia nel locale liceo. All’attività da docente, accompagna sin dal 1993 l’attività di scrittore e poeta.

Ha pubblicato, tra gli altri, Dissintonie (1993), La vita buona (1996), Caffetteria (1998), Cominciamo dai salici (2002), Un cortile di parole (2006), I ragazzi che dicevano okay e Il salice, il grano, la rosa (2011), Esercizi di ribellione (2012), Quaderni, storie di calcio quasi vere (2015), Vite di sguincio (2017). Tra le sue opere compaiono le raccolte di poesia La profezia di Kavafis (2003) e Le biciclette alle case di ringhiera (2017).

L’ultima pubblicazione è proprio il romanzo vincitore della 58esima edizione del Premio Campiello. La storia narrata in Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, è una sorta di compendio dell’intera storia italiana novecentesca letto con gli occhi di una sorta di scemo del villaggio, tuttavia dotato di un insospettabile acume, nato durante il fascismo e vissuto attraverso guerra, dopoguerra e alba del secolo ventunesimo: la sua caratteristica voce, che mescola italiano e dialetto in un flusso che aderisce al parlato spontaneo, ha conquistato i lettori con la sua intensa e straniante carica di empatia.

Bonfiglio resterà forse una delle voci fuori dal coro esemplari della letteratura italiana di questo secolo.

La trama del libro

Remo Rapino ha dichiarato:

Dedico questo Campiello a mio padre che nasce nel 1926 e muore nel 2010 e lo faccio nascere e uscire dal mondo come Liborio. Questa sera mancava solo lui, avrei davvero voluto che ci fosse. Liborio è una voce che, raccontando se stesso, racconta un secolo di storia e lo fa da una periferia esistenziale e dà voce a quelli che non hanno voce, agli ultimi della fila, agli emarginati“.

Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio
Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio

Nato nel 1926, Bonfiglio Liborio cresce con la madre e il nonno finché non muoiono entrambi, per un incidente su un cantiere lui e per malattia lei.

Rimasto solo, Liborio che amava la scuola ma ha potuto frequentare solo le elementari e non si separa mai dal libro Cuore regalatogli dal maestro, lascia il faticoso lavoro dal funaro e diventa garzone dal barbiere.

Siamo in un piccolo paese del Sud, da cui Liborio partirà per cercare fortuna a Milano dopo aver fatto il militare e perso l’unica donna che amava andata in sposa a un altro. In Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, Remo Rapino dà voce a un uomo anziano che ne ha passate tante (dall’esperienza di operaio in Lombardia e in Emilia al ricovero in manicomio fino al ritorno al paese dove viene considerato matto).

Attraverso Liborio, i suoi furori e i suoi slanci, donandogli una grande forza espressiva, Rapino racconta la storia del secolo passato e ne illumina gli aspetti rimasti più in ombra.

«Mò, quelli là, gli altri, tutta la gente di sto cazzone di paese, vanno dicendo che sono matto. E mica da mò, che me lo devono dire loro, quelli là, gli altri, tutta la gente di sto cazzone di paese che sono matto. Pure io lo so, e sempre ci penso, notte e giorno, d’inverno e d’estate, ogni giorno che il Padreterno fa nascere e morire, con la luce e con lo scuro, ci penso che c’ho sempre pensato per vedere di capire come mai sta coccia mia da quasi normale s’è fatta na cocciamatte, tutta na matassa sgarbugliata fuori di cervello»

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