Ci sono romanzi che toccano corde profonde, intime. E quello che accade con “L’Arminuta” fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano, suona ad una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana. Inizia così questa storia: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto, una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori… o meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per “L’Arminuta“ (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita.
Questa storia oggi sta diventando una pellicola: sono iniziate le riprese del nuovo film di Giuseppe Bonito, tratto proprio dal romanzo vincitore del Premio Campiello nel 2017. Nel cast c’è anche Sofia Fiore, tredicenne di Vasto, nel ruolo della protagonista. La sceneggiatura del film, prodotto da Maro Film srl e Baires Produzioni srl e finanziato dal Mibact e da Film Commission Lazio, è firmata da Monica Zapelli e dalla stessa autrice Donatella Di Pietrantonio.
Grazie alla sensibilità dell’autrice, nel libro viene affrontato il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. A Donatella Di Pietrantonio basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare. L’autrice abruzzese racconta:
“Sono cresciuta in un ambiente dove il senso del dovere e il sacrificio erano valori molto forti. Le donne lavoravano nei campi di giorno e la sera, quando scendeva il buio, rientravano in casa e sbrigavano le faccende. Il tempo per stare con i figli, il tempo per le coccole, era molto limitato. E noi bambini trascorrevamo le giornate in questo continuo desiderio di madre”.
L’Abruzzo emerge anche tra le pagine di “Bella mia”, un romanzo che ripercorre i tragici eventi del terremoto che colpì l’Aquila il 6 aprile 2009 alle ore 3:32. Il tema della maternità prevale tra i capitoli della storia in cui Caterina, la protagonista, si ritrova a doversi prendere cura di suo nipote Marco, figlio di Olivia, la sorella gemella che sembrava predestinata alla fortuna ma che rimane vittima del terremoto dell’Aquila.
Il padre musicista vive a Roma e non sa come occuparsene, perciò tocca a Caterina e alla madre anziana prendersi cura del ragazzo, mentre ciascuno di loro cerca di dare forma a un lutto che li opprime. Ma è proprio in questo adattamento reciproco, nella nostalgia dei ricordi, nella scoperta di piccole felicità estinte, nei gesti gentili che può nascondersi la forza di accettare che il destino, ancora una volta, ci sorprenda. È un libro che invita alla speranza e soprattutto alla rinascita: la rinascita di una città messa in ginocchio dal sisma e la rinascita ancora più faticosa della fiducia in un enorme progetto chiamato vita.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.