L’Abruzzo preromano era abitato da diversi popoli, o meglio etnie, che dominarono la nostra regione sino all’arrivo dei romani. La storia di queste popolazioni, considerate dagli autori antichi le più bellicose dell’intera penisola (gentes fortissimae Italiae), subisce, però, una brusca battuta di arresto nel IV sec. a.C., periodo in cui crebbe, seppur invano, l’opposizione al crescente espansionismo romano. Questo capitolo racchiuso tra le guerre sannitiche (343-341, 326-304, 298-290 a.C.) e la spedizione italiana di Pirro (280-275 a.C.) si concluse con la resa di questi popoli sancita da un irreversibile processo di romanizzazione dei loro territori.
Le antiche città vennero ristrutturate secondo le norme urbanistiche romane e vennero abbellite con la costruzione di grandiose opere pubbliche, come teatri, anfiteatri e terme. La realizzazione delle strade permise l’intensificazione dei traffici e degli scambi commerciali. L’Abruzzo, così, divenne provincia augustea, entrando, insieme al Molise, nella IV Regio Augustea “Sabina et Samnium” e successivamente, in epoca imperiale, nella Provincia Valeria.
Il nostro viaggio nel tempo si concentrerà proprio su quell’Abruzzo romano di cui si hanno ancora moltissime tracce distribuite su tutto il territorio: questi e molti altri siti archeologici non possono assolutamente passare inosservati.
10 siti di epoca romana che troverai solo in Abruzzo
Ecco, dunque, una breve guida con i 10 siti di epoca romana da conoscere e visitare:
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Alba Fucens
Alba Fucens è un’antica colonia latina ai piedi del maestoso monte Velino nell’attuale frazione di Massa d’Albe (AQ). Fondata dai Romani nel 303 a.C. nel territorio degli Equi, a nord del lago Fucino, è stata riportata alla luce a seguito delle campagne di scavo condotte dal 1949 e concluse nel 2006. Tra i numerosi monumenti romani meglio conservati spicca il suggestivo anfiteatro. Scavato sul fianco dell’altura di San Pietro, questo incredibile reperto risale alla prima metà del I secolo d.C. e oggi, grazie alla cavea che restituisce effetti acustici naturali e particolarmente suggestivi, l’anfiteatro è in grado di ospitare spettacoli in prosa ed in musica nella grande arena ellittica. Il sito è visitabile tutti i giorni e l’ingresso è assolutamente gratuito. Ecco a voi il primo un gioiello archeologico romano da scoprire nel cuore della Marsica, alle pendici di uno straordinario guardiano, il Monte Velino.

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Amiternum
Amiternum fu fondata dal popolo dei Sabini e fu una delle loro città principali, almeno fino alla conquista romana. L’antica città di Amiternum si trova sul colle di San Vittorino, tra Coppito e Pizzoli ed essendo collocata tra importanti strade come la via Salaria, la via Cecilia e la via Claudia Nova, divenne un punto di riferimento per tutta l’area circostante arricchendosi di strutture architettoniche importanti. L’area archeologica conserva diversi resti romani, soprattutto luoghi dedicati allo svago pubblico. Di età augustea sono sia il teatro che l’anfiteatro, entrambi ben visibili e in un buono stato di conservazione. Il primo, risalente al I secolo a.C., poteva ospitare 2000 spettatori. Si possono vedere ancora con chiarezza l’orchestra, la scena e i rivestimenti murari in opus reticolatum. L’anfiteatro, invece, è una struttura del I sec d.C., pensata e realizzata per una capienza di 6000 spettatori. Della struttura è visibile solo il primo livello di forma circolare, con il perimetro tracciato da 48 grandi arcate. Alcuni elementi decorativi e architettonici, ad esempio i fregi e alcune colonne del teatro, sono conservati al Museo Nazionale d’Abruzzo (MUNDA) a L’Aquila.

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Corfinium
Corfinium è situata nella Valle Peligna. La città di Corfinium, per la sua marcata propensione all’indipendenza, si scontrò più volte con Roma, tanto che alla fine del conflitto nel 90 a.C. la città vide riconosciuta la cittadinanza romana. In questo modo, la città divenne parte del sistema amministrativo romano e fu avvantaggiata nei commerci dal passaggio della via Tiburtina Valeria. L’attuale parco archeologico, intitolato allo studioso Nicola Colella, si articola in tre zone: l’area di piano San Giacomo, l’area dei due templi, e quella del santuario di Sant’Ippolito. La prima area corrisponde a quella della città imperiale, di cui si possono osservare le strade, i perimetri di diversi edifici, negozi e di alcune abitazioni private, ed infine le terme. L’area dei due templi, invece, ospita un tempio maggiore detto il tempio italico, (I sec. a.C.) in opus incertus, e una necropoli, con tombe scavate nella ghiaia e risalenti al IV secolo a.C. L’area del santuario di Sant’Ippolito, infine, era un’area dedicata al culto sin dall’età più antica: rimangono, infatti, le tracce delle vasche rituali e un altare sacrificale.

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Peltuinum
La fondazione di Peltuinum si colloca intorno alla metà del I secolo a.C., nella piana di Navelli, esattamente tra gli attuali comuni di Prata d’Ansidonia e San Pio delle Camere. Le prime campagne di studio furono avviate tra il 1983 e il 1985, in collaborazione della Soprintendenza con l’Università degli Studi La Sapienza e portarono alla luce per prime le mura di cinta nell’area meridionale. Tra il 1986 e il 1996 una seconda serie di campagne di scavo, condotta dalla Soprintendenza Archeologica si è conclusa con lavori di consolidamento e valorizzazione delle strutture emerse in seconda battuta, rendendo leggibili un tratto delle mura occidentali con la porta a doppio fornice, il tempio con porticus a tre bracci e parte del teatro.

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Iuvanum
Area abitata sin dall’età del bronzo, Iuvanum, dopo le guerre Sannitiche, fu coinvolta e portata all’interno dell’orbita dei romani. Come municipio romano, la città si trasformò drasticamente arricchendosi con le tipiche infrastrutture romane. Nel parco archeologico, in località Fonticelle a Montenerodomo, si possono trovare sia alcuni resti dell’epoca sannita che del municipio romano. Nell’acropoli della città si può individuare un caratteristico complesso templare costituito da due templi adiacenti. L’area sacra è stata costruita dalla tribù sannita dei Carecini, ma fu poi dedicata a divinità romane; le iscrizioni ritrovate, infatti, riportano i nomi di Eracle, Diana, Vittoria e Minerva. Il tempio maggiore è il più antico e risale all’inizio del II secolo a.C.: ne possiamo osservare tutto il perimetro e parte del podio. Del tempio minore, di poco posteriore, sempre del II secolo a.C., rimane conservato solo il podio. Alle pendici dell’acropoli si trova poi un teatro, di cui si conserva la scena e parte della cavea. Ben conservate sono anche la pavimentazione e le basi delle statue che ornavano il foro: le epigrafi onorarie ci permettono di associare una statua alla dea Minerva e l’altra a Cornelia Salonina, moglie di Gallieno, imperatore del III secolo d.C.

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I resti della città di Interamnia Praetuttiorum
Interamnia Praetuttiorum (o Praetutia) era l’antica Teramo, capitale del popolo italico dei Pretuzi. Nell’epoca romana, dal I secolo a.C. in poi, era chiamata anche “Urbs Interamnia“: per alcuni questo nome dovrebbe derivare dal latino inter-omnes, cioè “fra tutti” i vari popoli Petruzi che circondavano la città, secondo altri significherebbe invece “posta tra i fiumi”, poiché la città sorse su un promontorio attorno a cui scorrevano tre corsi d’acqua. Passeggiando tra le vie della città è possibile osservare da vicino i resti del teatro romano, uno dei teatri antichi meglio conservati in Abruzzo, l’Anfiteatro romano, che dista solo pochi metri ad ovest dal teatro romano, e la necropoli di Ponte Messato, sita nel quartiere Cona di Teramo.

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Le terme di Histonium
Le terme di Vasto, o meglio dell’antica Histonium, risalgono al II secolo d.C. e furono scoperte grazie ad alcuni scavi eseguiti tra il 1973 e il 1974. Da quella prima scoperta passarono altri vent’anni prima che, tra il 1994 e il 1997, venissero riportati alla luce il mosaico del Nettuno e i vari ambienti del complesso. In realtà, parte del sito è ancora sepolta sotto la vicina strada Adriatica e la chiesa di Sant’Antonio. Questo complesso di notevoli proporzioni e pregio artistico, è tra i meglio conservati della regione Abruzzo. Il mosaico di Nettuno è il mosaico più esteso delle terme con i suoi 170 m² e rappresenta il dio del mare che regge un tridente nella mano sinistra e un delfino in quella destra. Il sito è regolarmente aperto al pubblico durante l’estate, mentre nelle altre stagioni è possibile comunque visitare l’area archeologica contattando la delegazione FAI di Vasto.

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Tempietti Giulio-Claudi di Chieti
I Templi Romani Giulio-Claudi si trovano a Chieti, l’antica Teate, nell’omonima piazza. L’area archeologica è composta da tre tempietti vicini tra loro dedicati molto probabilmente al culto di Giove, Giunone e Minerva. I primi due presentano una cella con pronao e cripta, mentre nel terzo si trovano solo cella e cripta. Nel vano del secondo tempio, inoltre, è stato scoperto un pozzo profondo 38 metri. All’interno dei vani e delle cripte sono conservate monete, busti, pietre e iscrizioni funebri che attestano e arricchiscono l’incredibile valore storico di quest’area.

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La villa romana di Avezzano
La grande villa romana, oggi situata nella periferia di Avezzano, in epoca romana apparteneva al territorio di Alba Fucens ed era un’abitazione di campagna. È venuta alla luce a seguito dei lavori di realizzazione di un centro commerciale. Il percorso di visita si snoda attraverso quello che doveva essere l’ambiente del porticato, con vasche di spremitura, grandi buche destinate alla conservazione di olio e vino, seguiti da un ingresso e un atrio con al centro la tipica vasca romana per la raccolta delle acque piovane (impluvium). Intorno sono disposti gli altri ambienti destinati alla famiglia e al personale di servizio. Fra il II e il III sec. d.C. nel triclinio venne realizzato un bellissimo pavimento a mosaico: il motivo centrale è una Vittoria alata su un carro trainato da due cavalli in corsa. La villa fu abbandonata a causa di un forte terremoto tra la fine del V e l’inizio del VI sec. d.C. e dei suoi ultimi abitanti rimangono le sepolture rinvenute proprio lungo il perimetro della costruzione.

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Santuario di Ercole Curino
Nella zona sottostante l’Eremo Celestiniano di S. Onofrio, sulle montagne del Morrone, emergono dal terreno i resti del Santuario di Hercules Curinus. Il Santuario di Ercole Curino era uno dei più importanti luoghi di culto dell’epoca romana, dedicato per l’appunto ad Ercole, dio protettore di sorgenti nonché dei mercanti. L’area archeologica è stata aperta negli anni Settanta nel territorio comunale di Sulmona. Il santuario è stato costruito su terrazzamenti artificiali che organizzavano e dividevano gli spazi sacri. Tra i reperti rinvenuti, una preziosa statuetta bronzea di Eracle, raffigurante Ercole in riposo: quest’opera è stata catalogata come una replica d’autore del grande scultore di Sicione, Lisippo. La statua oggi è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti.

Immagine in evidenza: thanks to D r M Abruzzo

Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.