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Una finestra si è aperta sul passato di Chieti

Piazza San Giustino: i risultati delle indagini archeologiche sulle stratificazioni urbane nel sottosuolo

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province di Chieti e Pescara ha condotto le indagini archeologiche preliminari per il progetto di “riqualificazione architettonica di piazza San Giustino” denominato “Riqualific@Teate”.

È stato pertanto avviato ad ottobre un intervento di archeologia preventiva pensato per verificare la possibilità di costruire i tunnel per i sottoservizi e le altre strutture previste nel progetto e per favorire la tutela delle eventuali preesistenze di riconosciuto interesse culturale conservate nel sottosuolo. Infatti, sono state rinvenute interessantissime tracce del passato dell’antica Teate. Il tesoro che è emerso è di evidente valore storico e patrimoniale per la città di Chieti: una straordinaria, finissima testina femminile di marmo che raffigura Venere, di epoca romana e molto probabilmente risalente al primo secolo dopo Cristo (forse una copia delle venere accovacciata di Doidalsas, indizi di una più antica sistemazione urbana di età romana, repubblicana e imperiale), una muratura abisdata, una serie di fondazioni di pilastri, una base di colonna, tanti cocci, elementi lapidei di murature medievali, una fossa granaria, un arco che metteva in comunicazione diversi ambienti, cisterne, poderose mura di epoca post classica.
Gli scavi in Piazza San Giustino
Gli scavi in Piazza San Giustino

Le antiche mura: ad ognuna un’epoca corrispondente

Le murature esistenti nel sottosuolo appartengono a varie fasi della città: poderose mura in opera laterizia di epoca post-classica poste di fronte all’attuale Palazzo di Giustizia, murature di epoca altomedievale e medievale spesso realizzate con elementi di spoglio di epoca romana (frammenti di colonne e semicolonne scanalate, soglie e mattoni) ed elevati costruiti in materiali deperibili riferibili ad un uso abitativo. Nell’area più vicina alla cattedrale, le murature sembrano essere riferibili ad una cisterna o a un grande ambiente interrato che conserva un lacerto pavimentale realizzato in piccoli mattoni posti a spina di pesce; nei pressi, in una intercapedine riempita con materiale di spoglio anche di età romana è stata recuperata la straordinaria, finissima testina femminile in marmo raffigurante Venere.

La Venere teatina

I sondaggi della porzione nord-ovest di piazza San Giustino hanno restituito un pregevole torsetto limitato alla zona della nuca sul quale si distingue un ornamento o treccia e “una finissima testina femminile in marmo raffigurante Venere”.

Trattasi di un marmo greco che realizza, nella qualità e nelle fattezze del modello raffigurato, il logotipo della famosa e splendida Venere di Milo, scolpita per l’appunto nel pregiato marmo dell’isola di Paros. Ma si potrebbe fare ancora di più per la ricostruzione della sintesi delle conoscenze. «L’indagine preliminare», si legge nella nota diffusa dalla Soprintendenza, «si è fermata per necessità alle fasi medioevali presenti nel sottosuolo di piazza San Giustino, mentre nell’assetto generale sono stati riconosciuti ed individuati gli indizi di una più antica sistemazione urbana, di età romana  repubblicana ed imperiale … i cui livelli potrebbero trovarsi a quote più profonde rispetto ai piani attualmente evidenziati, tanto che per raggiungerli correttamente occorrerebbero mesi di scavo».

testina femminile in marmo raffigurante Venere.
Testina femminile in marmo raffigurante Venere.

L’intervento archeologico si pone come necessaria fonte di acquisizione dei dati materiali per la ricostruzione della storia urbana: si tratta di elementi di varia cronologia, appartenenti a città succedutesi nel tempo e mai vissute contemporaneamente. Questi inediti paesaggi, insieme al carattere pluristratificato della piazza e della città, devono costituire un valore aggiunto che va restituito e comunicato in una sede opportuna (un locale, o un’installazione), in un luogo destinato a raccontare e a presentare quanto rinvenuto con immagini, con rilievi e con gli stessi reperti.

Queste scoperte che comporteranno inevitabili e ulteriori studi e approfondimento ma nel frattempo i lavori per riqualificazione della piazza, nell’ambito di un progetto da oltre un milione e mezzo di euro, andranno avanti: «Abbiamo fatto le opportune ricerche, saggi, indagini, rilievi ma non sono reperti né strutture tali da giustificare una diversa progettazione, un cambio di progetto, e lasciare a vista strutture che non hanno per la maggioranza di noi una immediata leggibilità e soprattutto una continuità tale nel rappresentarci le epoche storiche per cui ci sia possibilità di valorizzare», ha detto all’agenzia Ansa la Soprintendente di Chieti e Pescara, Rosaria Mencarelli.

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