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Quando Abruzzo e Molise erano uniti in un’unica regione

Il breve racconto di una terra scissa

Il 27 dicembre 1963 il Molise si staccava dall’Abruzzo e andava a formare la ventesima regione italiana. Questa scissione si concretizzò con l’art. 1 della legge costituzionale n. 3 del 27 dicembre 1963, in cui comparivano per la prima volta venti regioni: “L’articolo 131 della Costituzione della Repubblica italiana è così modificato: sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte; Valle d’Aosta; Lombardia; Trentino-Alto Adige; Veneto; Friuli-Venezia Giulia; Liguria; Emilia-Romagna; Toscana; Umbria; Marche; Lazio; Abruzzi; Molise; Campania; Puglia; Basilicata; Calabria; Sicilia; Sardegna.” Dal 1963 vennero identificati quindi l’Abruzzo (o per meglio dire gli Abruzzi) e il Molise, che richiedeva da tempo la sua indipendenza.

Quest’ultima all’inizio era rappresentata solo dalla provincia di Campobasso, mentre la provincia di Isernia fu istituita nel 1970. È l’unico caso della storia dell’Italia repubblicana di formazione di una regione per distacco da un’altra. Oggi quindi il Molise è la ventesima e la più giovane regione d’Italia.

Breve tracciato storico

Tuttavia, prima che ciò accadesse, le due regioni rappresentavano un unicum territoriale. In età normanna e poi sveva l’Abruzzo costituì un unico giustizierato. Il territorio attuale dell’Abruzzo si formò nel 1233 con la costituzione del Giustizierato d’Abruzzo voluto da Federico II di Svevia, con capoluogo Sulmona, città favorita allo svevo e in posizione centrale tra il mare e Napoli, dato che L’Aquila doveva ancora nascere nel 1254. Il toponimo dell’Abruzzo provenne dalla Contea d’Aprutium che includeva il circondario di Teramo (Interamnia Praetuttiorum) sino a raggiungere il toponimo “Aprutium”.

Il toponimo di quella piccola macro regione iniziò ad essere usato per tutto il nuovo giustizierato seppur frammentato in tante piccole signorie e baronie. Il territorio del Giustizierato d’Abruzzo con Carlo I d’Angiò venne ripartito in due tronconi, con punto divisorio il fiume Aterno-Pescara: a nord l’Abruzzo Ulteriore, con capoluogo L’Aquila e a sud l’Abruzzo Citeriore, con capoluogo Chieti. L’Abruzzo Citeriore si estendeva, per l’appunto, sino all’Altosannio del Molise, con l’Alto Volturno, includendo i territori di Agnone, Vastogirardi, Rionero Sannitico, Castel San Vincenzo. La bipartizione in due province perdurò per oltre cinque secoli e fu proprio l’esistenza di due diverse circoscrizioni abruzzesi a far sì che il toponimo Abruzzo venisse declinato al plurale, indicandosi, quindi, con Abruzzi, il territorio di ambedue le province.

Prime divisioni

Con le riforme napoleoniche e murattiane del XIX secolo, l’Abruzzo Ulteriore fu a sua volta diviso in due circoscrizioni, l’Abruzzo Ulteriore I, con capoluogo Teramo e l’Abruzzo Ulteriore II, con capoluogo Aquila, portando a tre il numero delle province abruzzesi. Tuttavia, la confinazione si estese a quattro province, una spartizione che seguiva anche criteri di natura geografica e che lasciava già il Molise in una posizione di apparente indipendenza: gli Abruzzi Ultra I, Citra e il Molise erano separati dai corsi dei fiumi Aterno-Pescara e Trigno, mentre l’Abruzzo Ultra II era diviso dalle restanti province tramite le alte vette dell’Appennino abruzzese, dal Terminillo fino ai Monti della Meta, passando per Monti della Laga, il Gran Sasso e la Majella.

Questa divisione in quattro province, di fatto già scollegava il Molise dall’Abruzzo, pur non avendo ancora un’indipendenza effettiva che raggiungerà solo nel 1963.

Alla formazione del Regno d’Italia, poi, il Molise fu oggetto di altre variazioni territoriali, annettendo il territorio di Venafro – già appartenuto alla provincia di Terra di Lavoro – e cedendo svariati comuni alla neocostituita provincia di Benevento, tra cui Pontelandolfo e Casalduni, comuni in cui, nell’agosto del 1861, avvenne una sanguinosa rappresaglia da parte del Regio Esercito.

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