Gioiello di origine settecentesca, vero capolavoro di arte orafa abruzzese, diviene famoso per la descrizione che ne fa Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”:
“Portava agli orecchi due grevi cerchi d’oro e sul petto la Presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori”
Così nel 1894, viene battezzato da D’Annunzio uno dei più singolari gioielli abruzzesi, sottolineandone la prorompente sensualità di un’avvenente bellezza abruzzese, forse quella di Barbara Leoni con la quale il Vate trascorreva il suo tempo sul promontorio dei trabocchi, a San Vito Chietino, lì dove decise di ambientare le vicende dei protagonisti Giorgio e Ippolita.
La Presentosa, è un tripudio di simboli, di valori tradizionali ma anche di valenze scaramantiche. Si tratta di una grande stella di filigrana quasi sempre con uno o due cuori al centro, legati spesso da una mezzaluna o una chiave e talvolta con piccoli rossi rubini incastonati a raggiera. La tecnica della filigrana consiste nell’intrecciare un doppio filo di metallo prezioso in forma di oblique spighe di grano (di qui il termine filigrana). Il dono della stella è pegno d’amore e testimonianza di sacralità. Ad ispirare il ciondolo pare sia stato il rosone aquilano di S. Maria di Collemaggio, con la magnificenza dei suoi raggi e la potenza dell’oculus: “è l’occhio della fede che rifulge e si espande di luce”.
Il ciondolo si offriva in dono, era un “presente” (da cui il nome) che nella sua valenza sacra proteggeva gli affetti più cari, dava fortuna a chi l’indossava con la promessa di felicità e amore, la sicurezza di una prospera vita comune. Oltre ai due cuori centrali, troviamo il nastro, simbolo del legame, riprodotto a forma di piccola mezzaluna che lega insieme i due cuori. Un simbolo questo molto antico, con valenze pagane: è la mezzaluna sacra a Diana, l’origine della vita, la rappresentazione della fertilità femminile e della verginità, attributo che, unito alla castità, diviene immagine cristiana della Vergine Immacolata.
Un pegno di fedeltà dell’uomo nei confronti dell’amata, poi divenuto simbolo di accettazione e accoglienza da parte della famiglia acquisita. Segno visibile di fedeltà sacralizzata e potente amuleto contro le avversità della vita, attirerà le forze del male per avvilupparle nelle spire filigranate del gioiello. Nessun malaugurio secondo la tradizione potrà mai vincere la forza della Presentosa. Le prime Presentose furono realizzate ad Agnone (che fino al 1811 era nel territorio abruzzese) e a Guardiagrele. Successivamente, questa particolare lavorazione si diffuse soprattutto in area frentana, peligna e nell’aquilano. Ancora oggi questo gioiello identifica la nostra terra con i suoi significati profondi e la sua innegabile raffinatezza.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.