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Santa Colomba, definita da molti “patriarca dell’alpinismo abruzzese”, rappresenta un raro esempio di eremitismo femminile di cui la nostra regione vanta le origini.
Santa Colomba
Santa Colomba, contessa di Pagliara ed eremita di Pretara, in provincia di Teramo, verosimilmente nacque nel 1100 e morì nel 1116. Giovanissima, abbandonò gli agi familiari per l’ascesi e salì sul Gran Sasso, a 1234 metri sulla cima di un colle, ai piedi della vetta del Monte Infornace, per abitare la piccola chiesetta-romitorio, su una panoramica radura e condurre una vita di solitudine e di penitenza. Generosa, ardita, gentile e devota, Colomba è un simbolo delle tenaci genti d’Abruzzo. Il suo ardore mistico la spingeva verso luoghi sempre più inaccessibili, nei dintorni del romitorio, per fuggire dal rumore del mondo e dalle visite inaspettate.
Numerose sono le leggende riferite alla Santa Eremita. Lungo il sentiero che giunge all’eremo si incontra un grosso macigno, sul quale, secondo la tradizione locale, la Santa impresse la forma della propria mano. Un’altra testimonianza sarebbe “il pettine di Santa Colomba”, individuabile in un’impronta impressa su una roccia piatta su cui vagamente si possono ravvisare delle righe parallele. Per ristorare il fratello Berardo, Vescovo e Patrono della città di Teramo, che, sfinito e dubbioso sulla proposta di accettare la carica di vescovo, era giunto all’eremo fece fruttificare un ciliegio coperto di neve.
L’eremo
Nell’eremo Santa Colomba morì, amorevolmente assistita dal fratello, futuro vescovo di Teramo. Nel 1595 le sue spoglie furono traslate nella Chiesa di Santa Lucia e solo nel 1955 la statua di Santa Colomba, e le sacre spoglie, vennero trasferite nell’attuale cappella di Pretara.
La chiesa, recentemente restaurata ha una muratura in pietra calcarea, coperta da un intonaco cementizio a grossa granulometria e un campanile a vela posizionato sulla linea della copertura a due spioventi.
La chiesa ha tre piccole finestre, due delle quali guardano a valle. In un’ edicola lignea, vi è la statua di Santa Colomba. Sull’altare è posto un affresco raffigurante la Madonna con Bambino e ai lati Santa Colomba e San Berardo.
Come arrivare
Da Isola del Gran Sasso si raggiunge la frazione di Pretara, si lascia a destra la strada per Ceriseto e San Pietro e si prosegue verso il Lago di Pagliara. Dopo un tornante verso sinistra (730 metri, 5 km da Isola), si stacca a destra una strada asfaltata e poi sterrata a mezza costa. La si segue scavalcando su un ponte in cemento il Fosso Ruzzo (che poco a monte forma delle suggestive cascatelle), superando una costruzione dell’acquedotto e costeggiando delle erosioni. Dopo un tornante si raggiunge a mezza costa il Piano del Fiume (850 metri, 2 km dal tornante) dominato dalla selvaggia forra del Fosso Malepasso.
Dal fontanile si continua per pochi metri sulla sterrata, e poi si piega a sinistra per un evidente sentiero, indicato da segnavia bianco-rossi, che traversa il ruscello e sale a svolte sul ripido dosso, rivestito dalla faggeta, che separa il Fosso Malepasso dall’ancora più impressionante forra di Fossaceca. Superato il ripiano del Belvedere conviene deviare a sinistra e affacciarsi sui dirupi di Fossaceca per un esposto sentierino dell’Enel, protetto da una ringhiera ma che richiede comunque attenzione.
Superato un boschetto di abete bianco, un’ultima salita porta all’eremo di Santa Colomba (1234 metri, 1 ora), che sorge in eccezionale posizione panoramica. Domina la zona lo sghembo Cimone di San Colomba, caratteristico torrione della cresta che scende a nord dalle Torri di Casanova e dal Monte Infornace. La discesa verso il punto di partenza richiede 0.45 ore fino al Piano del Fiume e 0.15 ore da questo alla strada asfaltata.
La ricorrenza
Ogni anno, il 1 settembre, giorno della sua morte, i devoti si recano in processione fino alla chiesetta recando fiori con cui ornano la statua e narrando in un canto dei suoi prodigi. Il pellegrinaggio è accompagnato dal suono di una piccola formazione musicale detta “Li Tamurre”, la cui origine risalirebbe al XV secolo. I devoti pregano dinanzi alla roccia dove è impresso il pettine della Santa e, seguendo gli antichi riti della litoterapia, poggiano la testa nel foro sotto l’altare che guarisce da molti mali e si fermano a riposare nel luogo in cui si ritiene fosse radicato il miracoloso ciliegio che la Santa aveva fatto fiorire in pieno inverno per offrirne i frutti al fratello Berardo.
Immagine in evidenza: thanks to Maurizio Antonelli

Giornalista e copywriter. Studentessa universitaria di Lettere moderne. Attualmente frequento un Executive Master in Digital Marketing & Social Media Communication. Ho collaborato con il quotidiano “Il Centro” e varie testate locali online occupandomi di cronaca e interviste. Lavoro come addetto stampa presso Enti e aziende. Testarda e ironica. Mi piace tutto ciò che è arte.