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Aspettando il Natale: i riti del fuoco in Abruzzo

Agnone, la tradizionale 'Ndocciata della vigilia di Natale ©Enrico Barbini

Fuochi, ‘ndocce e faugni…si rinnovano in questi giorni i riti del fuoco in Abruzzo. Una tradizione millenaria che si ripete ormai ogni anno a partire dall’8 dicembre in attesa del Natale.

Nella tradizione cristiana il fuoco riveste un ruolo importante. Infatti esso assurge a una funzione di mediazione simbolica nei contesti di rivelazione divina, è mediante il fuoco che avviene in misterioso manifestarsi di Dio.

I fuochi dell’Immacolata

I fuochi dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre avvengono un po’ in tutta la regione. Uno di questi è il rito dei Faugni di Atri, in provincia di Chieti.

Una tradizione pagana e contadina dove un tempo, nelle campagne attorno ad Atri, i contadini accendevano dei fuochi a fini propiziatori prima del solstizio d’inverno, in onore del Dio Fauno, divinità pagana associata alla fertilità della terra.

Da questo rito deriva appunto la tradizione dei faugni, che consiste nell’accendere e portare in processione per la città, all’alba dell’8 dicembre, alti fasci di canne legati da lacci vegetali o fili di ferro. I Faugni, infatti, si celebrano in onore di Santa Maria Immacolata il cui simbolo è proprio la luce.

A Francavilla al Mare ricordiamo la tradizione secolare dei Focaracci che si accende in tutti i rioni, le contrade e i quartieri raccogliendosi intorno ai fuochi fra canti, preghiere e balli dedicati alla Madonna. In altri paesetti abbiamo il fuoco dell’Immacolata di contrada Limiti-Cantagufo di Palombaro, che si tiene nel prato davanti alla chiesa della Madonnella, e il falò dell’Immacolata di Pescasseroli, che si tiene davanti alla parrocchia di San Pietro.

Il fuoco di San Tommaso a San Salvo

Questa festa è legata al solstizio d’inverno, nonché legata a una particolare fascia terrena tra Abruzzo e Molise preso la valle del Trigno, collegata fortemente al rito ancestrale del fuoco, sin dall’epoca italica. Alcuni, come De Nino, Pansa e Artese, hanno ipotizzato che il culto di San Tommaso a San Salvo derivi da quando nel 1258 le reliquie di San Tommaso toccarono dei porti abruzzesi, prima di approdare a Ortona da Chios; visto che il De Nino parla di una festa legata a San Tommaso in zona Punta Penna del Vasto, perché la nave del capitano Leone Acciaiuoli vi si sarebbe fermata.

La versione della leggenda ufficiale vuole che il 21 dicembre, giorno di festa di San Tommaso, giorno di festa anche per Ortona, prima dello spostamento della festa al 6 maggio, nell’anno 1745 giunsero a San Salvo le reliquie del patrono San Vitale, conservate nella cappella della parrocchia di San Giuseppe; dunque il sincretismo del culto pagano e del cristiano si fondono nella festa con la processione del busto reliquario del santo per San Salvo, e l’accensione dei falò nella piazza municipale.

La ‘Ndocciata di Agnone

Scendiamo giù in Molise dove troviamo la famosa ‘Ndocciata di Agnone, un evento che si svolge l’8 e il 24 dicembre, costituito da una sfilata di enormi fiaccole (costruite artigianalmente con tronchi d’abete), lungo il corso del paese e impegnando buona parte della popolazione. Le radici della tradizione risalgono all’epoca romana, al tempo della tribù del Sannio. I Sanniti usavano ‘ndocce come fonte di luce durante gli spostamenti tribali che si verificavano durante la notte. La tradizione da allora, dopo il XVIII secolo, è stata tramandata dai contadini che cercavano di illuminare il percorso dei vari quartieri per raggiungere le numerose chiese nella notte di Natale.

Le “‘ndocce” (torce) hanno una forma a “ventaglio” (raggiera) e sono fatte utilizzando l’abete bianco reperito nel bosco di Montecastelbarone e vi possono essere torce singole o multiple, che arrivano fino a 20 fuochi. 

Questo rito, oltre che ad Agnone si è conservato, in misura minore, anche a Santo Stefano di Sante Marie, in provincia dell’Aquila, ed ha assunto una diversa valenza legandosi alla festività del Natale.

 

Immagine in evidenza: thanks to latitudeslife.com

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