Lo stemma, detto anche blasone, è un elemento grafico che consente di richiamare alla mente organizzazioni come una famiglia, un gruppo sociale, un territorio. L’origine degli stemmi è sicuramente militare. La necessità di riconoscere da lontano un cavaliere poteva essere soddisfatta solo con l’utilizzo dei blasoni, a patto però che ci fosse qualcuno in grado di conoscere, e quindi riconoscere, i vari simboli individuali.
I funzionari incaricati del riconoscimento, sia nelle azioni belliche che nei vari tornei, assunsero nel corso della storia una veste ufficiale ed un nome ben preciso: araldi. Dalla loro denominazione deriverà poi il nome della disciplina da essi praticata: l’araldica. Quello che faremo in questo articolo sarà la blasonatura, ovvero la descrizione degli stemmi che contraddistinguono i quattro capoluoghi abruzzesi:
L’AQUILA
Lo stemma della Città dell’Aquila è costituito da uno scudo sannitico recante un’aquila di Svevia, nera su campo argento, sormontata da una corona e attorniata dalla scritta Immota manet e dal misterioso trigramma PHS. L’origine dello stemma è legata alle vicende della fondazione della città ed in particolare alla scelta del suo toponimo. Difatti L’Aquila è una città nata nel XIII secolo per motivi economici e politici dall’unione di una moltitudine di villaggi (novantanove secondo la leggenda). Sempre secondo la leggenda la scelta del nome fu dovuta all’apparizione di un’aquila con velo bianco sul becco (avvenimento ritenuto di buon augurio) durante la fondazione della città.
Lo stemma della Provincia, approvato con decreto del Capo del Governo in data 22 ottobre 1927, ha la seguente descrizione araldica: «D’azzurro, all’aquila d’argento dal volo abbassato, imbeccata, membrata e coronata all’antica, d’oro, linguata di rosso e posta sulle vette laterali di un monte di tre cime d’oro. Ornamenti esteriori da Provincia».
TERAMO
Lo stemma cittadino rosso è sormontato da una banda color argento con su scritto in lettere maiuscole il nome TERAMUM. Due croci trifogliate di argento completano lo stemma. Lo scudo è sormontato dalla corona d’oro formata dal cerchio brunito, gemmato, cordonato ai margini, cimato da quattro fioroni d’oro, tre visibili, sostenuti da punte, ed alternati da quattro perle al naturale, sostenute da punte, due visibili. Sotto lo scudo si trovano due fronde di alloro e di quercia legate tra loro con il nastro colorato dai colori nazionali.
La Provincia è stata istituita nel 1861 con i due circondari di Teramo e di Penne che corrispondevano alla vecchia provincia dell’Abruzzo Ultra Primo. Nel 1927 si staccarono i territori del circondario di Penne per la creazione della nuova provincia di Pescara. Lo stemma provinciale è strettamente imparentato con quello del capoluogo. Le croci starebbero a ricordare la morte di parecchi crociati di Teramo, alla caduta di San Giovanni d’Acri nel 1291.
CHIETI
Lo Statuto del Comune di Chieti descrive così lo stemma civico: “Lo stemma rappresenta il pelide Achille su un destriero rampante in campo azzurro armato di corazza, elmo e schinieri, con scudo ellittico nella sinistra e spada nuda nella destra. Una croce bianca divide in quattro parti la faccia esterna dello scudo. In ognuna di esse giace una chiave d’oro. Le chiavi simboleggiano le quattro porte della città. Lo stemma è sormontato da una corona regia dalla quale pende ai due lati un nastro recante la scritta TEATE REGIA METROPOLI UTRIUSQUE APRUTINÆ PROVINCIÆ PRINCEPS”. Il gonfalone, di colore cremisi, reca al centro lo stemma come sopra descritto”. Lo stemma, dunque, rappresenta l’eroe greco Achille, che venne adottato come personaggio tutelare di Chieti in ossequio ad una fantasiosa etimologia che voleva che il nome della città TEATE derivato da THETI, ovvero Teti, leggendaria madre di Achille.
La provincia borbonica dell’Abruzzo Citra già aveva sullo stemma la testa di cinghiale, animale simbolo tradizionale dell’Abruzzo. Questo simbolo probabilmente richiama la soggiogazione di bellicose popolazioni locali al tempo dei Romani: “Stemma d’oro con testa di cinghiale al naturale, sormontata da un giogo rosso forato d’argento e fermato da due chiodi”.
PESCARA
La città riprende il nome del borgo omonimo che nel 1927, per interessamento del ministro abruzzese Giacomo Acerbo e di Gabriele d’Annunzio (natovi il 12 marzo 1863), si riunì a Castellammare Adriatico, posta sull’altra sponda del fiume, dando origine alla PESCARA attuale prendendo il nome del fiume Pescara. Il nome del fiume deriva a sua volta da “piscarius” (cioè “pescoso”) e nel VII secolo aveva determinato quello di PISCARIA all’insediamento. In antichità era però conosciuto come ATERNUM, nome che le popolazioni Vestine e Marrucine avevano attribuito al piccolo centro sorto intorno al porto alla sua foce.
Lo stemma è stato riconosciuto con Decreto del re Vittorio Emanuele III del 6 ottobre 1927: “Partito. Il primo al campo di cielo, alla torre affiancata da una chiesa posta su di un mare fluttuoso, accompagnato nella destra del capo da una cometa d’oro ondeggiante in sbarra; il secondo d’azzurro, al castello uscente dal fianco sinistro dello scudo, terminato da una torre al naturale merlata di quattro, aperta finestrata e murata di nero, posta su di un mare ondeggiante d’argento. Un palo d’oro divide le partizioni… Motto: HÆC EST CIVITAS ATERNI PORTA APRUTII ET SERA REGNI”.
Nello stemma della Provincia di Pescara è illustrato un paesaggio tipico idealizzato della provincia con mare, monti, fiume e barca veleggiante. Sulla sinistra araldica il cinghiale, simbolo considerato “parlante” della regione. Il motto latino, sibi valet et vivit, ispirato al De rerum natura di Lucrezio, auspica che l’ente possa vivere e progredire con i propri mezzi.
REGIONE ABRUZZO
Lo stemma della Regione Abruzzo è rappresentato da uno scudo sannitico, con bordatura color oro, su cui sono applicate tre fasce trasversali (interrato in sbarra secondo l’araldica) di diversi colori:
- bianco, in alto a sinistra, a rappresentare le montagne innevate, che rappresentano il 65,1% dell’intero territorio abruzzese, e comprendono le prime due vette dell’Appennino per altezza, ossia il Corno Grande nel massiccio del Gran Sasso d’Italia e il Monte Amaro nel massiccio della Majella;
- verde, al centro, a rappresentare la fascia collinare, che rappresenta il 34,9% del territorio regionale e i parchi abruzzesi, tra cui tre parchi nazionali;
- azzurro, in basso a destra, a rappresentare il mare Adriatico su cui l’Abruzzo si affaccia con oltre 130 km di coste.
I tre colori sono disposti nell’ordine che dalla montagna porta al mare. Il Gonfalone della Regione riproduce, al centro lo stemma e il fondo è di colore bordeaux brillante contornato da una bordatura e rappresenta il tradizionale calore del popolo abruzzese.
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Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.