Perché parlare di cultura oggi
L’importanza del patrimonio culturale che la storia ci ha consegnato è, o dovrebbe essere, oggi più che mai, un valore acquisito. Le nostre origini, i luoghi in cui siamo nati, ci siamo formati, dove viviamo, sono parti del nostro essere e costituiscono la nostra identità. La cultura tradizionale abruzzese si esprime all’interno di questi borghi che a fronte del dramma dell’abbandono, dello spopolamento, della crisi del modello economico del loro passato, continuano a sperare in un meritato riscatto facendo leva proprio sulla ricchezza delle loro diversità e peculiarità culturali. I contenuti proposti su Visitare Abruzzo vogliono essere un esempio concreto della volontà di conservare, di non disperderei i nostri tratti identitari, tratti che possano includere tutti gli aspetti della nostra cultura e del nostro passato (dialetto, tradizioni, riti, cucina, lavoro ecc.).
Memoria vs Storia
In molti sono certi che il valore del passato si possa trasmettere e conservare già attraverso i libri di storia, che tutti noi abbiamo sfogliato, letto e studiato nel corso della nostra formazione. Ma questo non basta. Memoria e storia non sono sinonime. La memoria è la vita, permanentemente in evoluzione, aperta alla dialettica del ricordo e spesso dell’amnesia, inconsapevole delle sue deformazioni successive, soggetta a tutte le utilizzazioni e manipolazioni, suscettibile di lunghe latenze e improvvisi risvegli. La storia è la ricostruzione, sempre problematica e talvolta incompleta di ciò che non c’è più. La memoria è un fenomeno sempre attuale, un legame vissuto nell’eterno presente; la storia una rappresentazione del passato. Quindi lo scopo non è semplicemente narrare una storia, ma bensì tramandare una memoria.
La memoria presume un rapporto con il vissuto e la raffigurazione di un luogo facendo propri dei gesti, dei modi, dei riti e dei linguaggi. La memoria, proprio per questo, può e deve essere istituzionalizzata, legata e tutelata dalle forme di potere, gestita da specialisti o professionisti, perché ha la capacità di costituire un canone di appartenenza, di riportare alla luce ciò che del passato è prezioso, fondativo, esemplare.
La memoria per diventare patrimonio culturale deve uscire da quella componente esclusivamente emozionale, soggettiva, e acquisire consapevolezza di sé, del suo reale valore culturale, e della sua forza patrimoniale. La memoria ci identifica, crea un’identità culturale, ci fa sentire parte di una comunità, una comunità che, comunque, non decide di isolarsi ma di predisporsi al confronto costruttivo con gli altri.
Raccontare una tradizione, ma in modo innovativo. Come fare?
Il concetto di tradizione, dal latino tràdere (consegnare, tramandare), è sinonimo di una consuetudine trasmessa all’interno di un gruppo umano di generazione in generazione. Che si parli di dialetto, o di piatti tipici, o di antichi mestieri, la persistenza di una tradizione permette quei continui riposizionamenti che caratterizzano il processo di riconoscimento all’interno di una identità culturale, avvolta in tonalità emozionali e affettive, ma soprattutto dinamica, irriducibile e mutevole, ma anche precaria ed instabile, se consideriamo i mutamenti sociali e politici del nostro tempo. Per questo motivo è importante ricercare nuove soluzioni per conservare il passato adattandolo alle esigenze del presente. Al mutare dei tempi e della società è dunque inevitabile assistere ad un consequenziale mutamento della cultura popolare che deve fare i conti con la società dell’innovazione. Non possiamo far finta che questi mutamenti non esistano.
Tuttavia vanno ricercate nuove soluzioni. La tecnologia è inevitabilmente penetrata anche nella cultura popolare. In questo contesto storico e sociale in cui la dimensione della credenza, seppur con difficoltà, sopravvive adattandosi ai nuovi media, rimbalzando di bacheca in bacheca, e in questo scenario complesso in cui è il presente a condizionare e veicolare il passato, abbiamo bisogno di idee, incoraggiamenti forti, sostegno dalle autorità, ma soprattutto (e primariamente) impegno, come quello che ogni settimana viene speso sulle pagine di questo blog.
Lo scopo di “Visitare Abruzzo”
In un’epoca di algoritmi freddi, di immaterialità e di precarietà, vogliamo (nel nostro piccolo) invogliare alla riscoperta. E se con il nostro lavoro riuscissimo a creare contenuti che incuriosiscano i lettori, che li spingano a riaprire i cassetti dei loro nonni, a rileggere le lettere di chi è dovuto emigrare, a rimettere le mani nella farina come una volta, a riassaporare quei sapori e quei profumi di un tempo carico di miseria ma soprattutto di dignità, allora avremmo raggiunto il nostro più grande scopo. A questo va aggiunta, ovviamente, la costante promozione del nostro territorio, delle naturali bellezze della nostra regione, da far scoprire anche a chi abruzzese non è. L’Abruzzo è una terra degna di attenzione e di cura, una regione ricca di luoghi, di storia e di tradizioni meritevoli di essere raccontate.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.