La figura di Papa Celestino V (Pietro da Morrone) è tornata di interesse pubblico nel 2013 quando Papa Benedetto XVI ha abdicato al Soglio Pontificio. Celestino V, infatti, prima di Ratzinger, era stato l’ultimo Papa ad aver rinunciato al pontificato. L’Abruzzo è parte importante di questa storia in quanto ospita l’Eremo di Sant’Onofrio dove Celestino V visse sia prima di diventare Papa che dopo la sua rinuncia. Conosciamo meglio questa vicenda che racconta una storia distante sette secoli da noi, ma che ha diversi elementi in comune.
L’eremo
L’Eremo di Sant’Onofrio si trova nella frazione Badia, poco fuori Sulmona sulle pendici del monte Morrone. Quest’eremo fu costruito proprio da Fra Pietro Angelerio che, proprio in virtù del legame con questo luogo, fu poi conosciuto a tutti come Pietro da Morrone. L’Eremo di Sant’Onofrio si trova a seicento metri di altitudine, ma è raggiungibile abbastanza facilmente tramite un sentiero per un percorso della durata di una ventina di minuti. Il luogo è particolarmente aspro e proprio per questo ricercato dagli eremiti che qui trovano rifugio. L’edificio dell’eremo di Sant’Onofrio ha subito pesanti danni durante la Seconda Guerra Mondiale e i lavori di ricostruzione successivi hanno modificato profondamente l’aspetto esterno.
Questo luogo deve la sua attuale notorietà esclusivamente per le vicende che hanno interessato il suo fondatore: il futuro Papa Celestino V. Per questo la grotta sottostante l’eremo, luogo dove Pietro da Morrone si ritirava in preghiera, è ancora oggi oggetto di devozione da parte dei fedeli che qui si recano in pellegrinaggio chiedendo diverse grazie al santo.
La vicenda di Celestino V
Per parlare dell’Eremo di Sant’Onofrio non si può prescindere dal raccontare le vicende di Celestino V, uno dei pontefici più discussi e singolari della storia. In questo luogo si trovava Pietro da Morrone quando gli fu annunciato di essere stato eletto Papa. A differenza di quanto accade oggi, poteva essere nominato papa anche chi non era cardinale. Per comprendere come mai il conclave si rivolse alla figura di questo eremita è sufficiente fare riferimento alle date. Nel 1292 morì e dovettero passare ben due anni prima di riuscire a convocare un conclave (per giunta non a Roma) che portasse alla valida elezione di un Papa. Ad agosto del 1294, quindi, fu eletto Pietro da Morrone che assunse il nome di Celestino V. ma solo pochi mesi dopo, precisamente il 13 dicembre dello stesso anno, abdicò e torno a vivere nel suo Eremo di Sant’Onofrio. Il successore fu poi Bonifacio VIII.
Da Celestino V a Benedetto XVI rimanendo in Abruzzo
La rinuncia al papato non è un evento solito, anche se ci sono stati diversi casi nella storia. Fino a pochi anni fa si considerava quello di Celestino V come l’ultimo papa ad aver rinunciato all’ufficio di romano pontefice. L’11 febbraio del 2013 però, con una Declaratio per alcuni aspetti simile a quella di Celestino V, Benedetto XVI compie lo stesso gesto, pur con motivazioni e scenari completamente diversi. Molte le similitudini, forse alcune anche forzate, che legano i due pontefici e i due gesti. Molti storici e cronisti hanno rimproverato a entrambi i papi l’incapacità di governo, consapevolezza che li avrebbe portati a rinunciare al loro incarico.
Qualunque siano le motivazioni e le ricostruzioni la storia tra Celestino V e Benedetto XVI è particolarmente curiosa e vede l’Abruzzo al centro di questo legame. Nel 2009, infatti, dopo il terremoto che ha devastato la regione, Papa Ratzinger si è recato in preghiera presso la distrutta basilica di Collemaggio (L’Aquila). La curiosità dell’episodio, letto a distanza di anni, è che in quell’occasione Benedetto XVI sostò in preghiera sulle spoglie di Celestino V (che sono conservate proprio in quella basilica) e fece un gesto allora inspiegabile. Posò sulla teca del predecessore il pallio (un paramento liturgico che indica la pecora che il pastore porta sulle proprie spalle) che aveva ricevuto il giorno della sua elezione a papa nell’aprile del 2005.
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