Questo momento delicato che stiamo tuttora attraversando, ci ha costretti per molto tempo nelle nostre case, così come molti paesi sono stati privati della possibilità di rinnovare le proprie tradizioni e i propri rituali; tuttavia, questo non sottrae a noi la possibilità di poterli ugualmente raccontare.
Il 18 maggio a Raiano (AQ) si celebra la Festa di San Venanzio Martire. I festeggiamenti si aprono il pomeriggio che precede la festa: la statua del santo, custodita nella chiesa di Santa Maria Maggiore, viene portata in processione per il paese, alla conclusione della quale non possono mancare i fuochi pirotecnici che annunciano l’inizio della festa.
Il mattino seguente, dopo l’arrivo della compagnia dei pellegrini di Montebello di Bertona (PE), i fedeli muovono in pellegrinaggio verso l’Eremo di San Venanzio, nella Valle dell’Aterno (l’Eremo è situato nelle gole di San Venanzio, a pochi chilometri dal paese). Lo stendardo del santo, con impressa la croce del martirio, precede la folla dei fedeli devoti.
Agiografia del Santo
L’agiografia di questo santo racconta che durante le persecuzioni anticristiane volute dall’Imperatore Diocleziano, egli fuggisse da Camerino insieme al suo maestro Porfirio. I due giunsero in Abruzzo nei pressi dell’odierno paese di Raiano e si stabilirono lungo il corso del fiume Aterno, in una località nascosta all’interno della profonda gola rocciosa scavata dal fiume, difficile da raggiungere. L’acqua è un elemento al quale la storia del santo fa continuamente riferimento. Catturato infatti in quanto cristiano, fece miracolosamente sgorgare una sorgente d’acqua per i suoi carcerieri che, durante il tragitto per riportarlo a Camerino per essere giustiziato, si erano trovati a soffrire la sete.
Sempre l’agiografia racconta di come, una volta eseguita l’esecuzione capitale per decapitazione, il giorno 18 maggio dell’anno 250 d.C., la sua testa, rotolando, aprì tre fenditure nel terreno dalle quali sgorgarono tre fonti d’acqua perenni. È importante ricordare come, nel passaggio dagli ancestrali culti pagani al cristianesimo, spesso la nuova religione si trovò a dover recuperare rituali e credenze del mondo antico; non è un caso, infatti, che il culto delle fonti deriva da quello delle Ninfe, deputate alla loro protezione.
Caratteristiche dell’Eremo
All’interno dell’eremo sarebbero ancora presenti le impronte del corpo del santo, ritenute miracolose, ed è questa credenza che è all’origine dei rituali di litoterapia a lungo praticati.
“Si scende per mezzo di una scala in una spelonca presso il fiume, ove San Venanzio faceva penitenza e dormiva. In questo posto è dato vedere mirabilmente scavato nella pietra la forma completa di un corpo umano… come se le avesse fatte un esperto scultore” che la tradizione vuole plasmate direttamente dal santo.
Infatti, i pellegrini sono soliti distendersi nel giaciglio in pietra che avrebbe ospitato il santo, come pure passare lungo la stretta Scala Santa che collega la parte inferiore del santuario con la chiesa che sorge sopra di esso, e così facendo ritenevano di ottenere guarigione dai dolori reumatici. Insomma, è ancora viva nella tradizione raianese e dei devoti la guarigione da “contatto” con la pietra nuda così come il bagnarsi all’acqua del fiume Aterno: la terra e l’acqua capaci di sprigionare energie vitali e salvaguardare i vitali di bisogni di protezione, salute e fecondità.
Mentre in passato è attestata la presenza della compagnia dei pellegrini di Camerino (MC), a partire dagli anni Settanta è stato stretto un sodalizio con la comunità di Montebello di Bertona, per grazia ricevuta da un abitante di Montebello, salvato dal santo dopo una rovinosa caduta nel fiume.
Il santuario ogni anno raccoglie numerosi ex voto che attestano le guarigioni e i miracoli compiuti dal santo: è interessante notare che, nonostante il furto degli ex voto più antichi, il materiale votivo conservato risale comunque all’ultimo cinquantennio, segno di grande vitalità del culto.
Cos’altro vedere
Situato all’interno della Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio, l’Eremo custodisce resti di affreschi cinquecenteschi che rappresentano i quattro Evangelisti, che ci consentono di datare la costruzione alla fine del XV sec e inizi del successivo e il Compianto cinquecentesco, a cui si accede percorrendo il corridoio delle celle eremitiche che conservano gli ex voto.
Un luogo caratteristico, dunque, che merita, quanto prima, di essere visitato. Oltretutto, conclusa la visita all’eremo, vale la pena scendere fin sotto al fiume per vedere i resti del vecchio mulino. Sul prospetto dell’edificio che guarda l’Aterno si aprono tre archi in pietra, utili al passaggio dell’acqua che in questo modo poteva attivare le pale (retrecine) che a loro volta azionavano le macine. L’impianto è in perfetta sintonia con l’ambiente tanto che oggi come in passato suscita grande suggestione.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.