Recentemente l’Abruzzo ha perso uno degli artigiani più apprezzati della regione e raccontando brevemente la sua vita e ripercorrendo le vicende che lo hanno reso noto a tanti, cercheremo di far riemergere il valore dell’antico mestiere del tornitore, nonché gli insegnamenti che il Geppetto d’Abruzzo ha lasciato alla sua amata comunità.
Antonio Palmerio, conosciuto da tutti come Mastro Tonino, era un artigiano del legno dall’età di 7 anni. Nato a Pretoro nel 1931, fin da piccolo costruiva cucchiai, mortai ed altri utensili da cucina che poi suo padre, un venditore ambulante, distribuiva per le strade. Mastro Tonino di quegli anni ha sempre ricordato il sacrificio, la difficoltà storica, i chilometri in bicicletta e la mancanza di corrente nelle case che lo costringeva ad intagliare il legno adoperando un pedale manuale.
A 13 anni si trovò a fronteggiare il dramma della guerra: accettava ogni lavoro pur di sbarcare il lunario. Rischiò persino di essere fucilato dai tedeschi ma riuscì a fuggire dal treno merci che lo avrebbe condotto verso la morte certa. Solo al termine del conflitto mondiale la sua vita si normalizzò, trovando un impiego in una ditta che lavorava non casualmente il legno e con cui collaborò per ben 64 anni. La sua storia è diventata un libro curato da Fabrizio Fanciulli e intitolato “L’uomo di legno”: l’autore ha voluto raccontare e far conoscere soprattutto alle nuove generazioni il profilo di un uomo semplice e ancorato al suo amato mestiere.
La sua bottega era aperta a chiunque volesse osservare la sua arte, giovani e bambini curiosi, persone di passaggio e tanti amici. Negli anni ha realizzato delle vere e proprie opere d’arte: dalla miniatura della Tour Eiffel al Pantheon, dal Duomo di Milano alla Mole di Torino, senza dimenticare la Basilica di San Pietro, la fontana di Trevi, numerosissime opere in scala accompagnate da strumenti musicali, giochi per bambini, statuine raffiguranti i volti di personaggi storici e letterari. Mastro Tonino, inoltre, costruiva abilmente strumenti della tradizione abruzzese, come zampogne, “fusari”, ovvero i fusi per la lavorazione della lana, ma anche miniature di oggetti del mondo rurale, retaggi di un mondo scomparso. Tanti i bambini affascinati dalle sue riproduzioni di Pinocchio, dai suoi giochi semplici, come le trottole realizzate ovviamente in legno, e tutto questo ha fatto di lui il Geppetto d’Abruzzo.
Orgoglioso del suo lavoro e felice di mostrare le sue creazioni, Mastro Tonino, sempre ricoperto di trucioli di legno, ha raccontato la sua storia a chiunque volesse ascoltarla, ha regalato messaggi di speranza, ha trasmesso serenità a chi lo ha conosciuto, ha riaffermato la bellezza delle tradizioni e degli oggetti della tradizione, ha dimostrato l’unicità dei mestieri dimenticati, come quello del tornitore, e ha mantenuto vivo un luogo minacciato dall’oblio del tempo. In molti oggi si augurano che la sua bottega venga riaperta e trasformata in un vero e proprio museo affinché questo incredibile luogo possa continuare a testimoniare ancora la bellezza e l’unicità del lavoro di Mastro Tonino e di Mastro Tonino stesso.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.