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Plastic free: le soluzioni esistono e funzionano

Plastic free

L’attenzione per i temi ambientali sembra spesso essere più un pretesto per discutere che un reale impegno da perseguire. Si parla di plastic free più per promuovere un’idea che per mettere in pratica soluzioni. Eppure, al di là di tutte le discussioni in materia le alternative alla plastica ci sono e sono più accessibile e vicine a noi di quanto possiamo immaginare.

Una mentalità usa e getta

Il problema dei rifiuti è sì politico e gestionale, ma soprattutto culturale. Viviamo oggi una società che ha fatto dell’usa e getta il suo fondamento. Questa mentalità, infatti, prima dei rifiuti genera assenza di responsabilità, la mancanza di consapevolezza di come l’imballo dei prodotti o gli articoli monouso che utilizziamo, non svaniscono dopo l’uso, ma rimangono e sono un peso. Per la natura e l’ambiente, ma anche per la nostra società che deve farsene carico per smaltirli. Per cambiare rotta, quindi, è urgente invertire la rotta, prendere consapevolezza del problema e, come conseguenza, individuare soluzioni e strategie vincenti. Come quelle che arrivano dal nostro Abruzzo.

Ekoe, una storia abruzzese

Tra il Gran Sasso e il mare, in una zona che ben sintetizza la sintesi degli estremi tipica dell’Abruzzo, nasce Ekoe. Una realtà che da circa dieci anni ha fatto della permacultura la propria identità portando diversi risultati. Innanzitutto di consapevolezza, con una serie di attività sia sul territorio che a livello internazionale, finalizzate alla conoscenza del problema e alla promozione delle soluzioni. Tra cui quella dell’utilizzo di bicchieri compostabili per bevande calde e della realizzazione della “prima norma “Certification plastic free” che certifica i processi di eliminazione della plastica da siti di produzione

Parliamo del primo sito italiano (e non solo) di vendita online di articoli monouso compostabile, ampliando enormemente il bacino d’utenza. Perché il raggiungimento di un mondo plastic free non passa solamente dalle scelte dei privati (imprescindibili certo), ma anche e soprattutto di Enti, aziende e professionisti che possono dare un contributo significativo in questo senso. Da qui è nata la collaborazione con il settore del turismo sostenibile ma anche della fornitura di prodotti monouso compostabile personalizzabili a sagre, feste ed eventi del settore food.

Il compostaggio: una lezione della natura

Per molti il plastic free non è un’urgenza, con la miopia tipica di chi non si rende conto dei problemi finché non gli entrano dentro le mura domestiche (o nel portafogli). Eppure strategie di questo tipo stanno prendendo sempre più piene, tanto da coinvolgere anche uno dei ristoranti migliori al mondo. Come spesso accade in questi casi il problema di fondo è la mancanza di comprensione del fenomeno e di cosa significano le soluzioni. Spesso, infatti, si pensa che le alternative siano qualitativamente inferiori e riuscire a scardinare molte abitudini è difficile. Ma non impossibile.

Strettamente legato al plastic free è il ruolo del compostaggio, ovvero il processo biologico naturale che consente di trasformare materiali organici in sostante nutritive essenziali per il terreno. Oggi quando dobbiamo smaltire i rifiuti, laddove è presente un sistema ben strutturato, ci preoccupiamo di distinguerli nei vari mastelli (umido, plastica, carta, materiali non organici, vetro, eccetera). L’utilizzo di prodotti compostabili (come possono essere piatti, bottiglie, bicchieri, sacchi, eccetera) solleva da questo dubbio, potendo (e dovendo) inserire tutto nello stesso contenitore, quello destinato al compostaggio.

Le operazioni di compostaggio consentono non solo di realizzare un mondo sempre più plastic free, ma anche di risparmiare e ottimizzare lo smaltimento dei rifiuti. Questo processo, infatti, permette di risparmiare oltre il 60% dell’energia necessaria per smaltire i rifiuti, generando meno sostanze nocive, evitando che vengano immesse nell’atmosfera.

In tempi di crisi più che di risorse si ha bisogno di idee capaci di ottimizzare i consumi e realizzare circoli virtuosi. Come quelli tipici della natura e dell’ambiente dai quali dovremo imparare. Imparando innanzitutto a collaborare, ricordando sempre come non siamo i padroni e nemmeno gli eredi della bellezza che ci circonda (e di cui l’Abruzzo è splendido testimone), ma solo custodi. Avremmo il dovere di lasciarla in condizioni migliori di come l’abbiamo ricevuta.

Perché la natura non è una parentesi di cui godere quando vogliamo, ma una madre da ascoltare per continuare a esserne figli. L’ostinazione nell’ignorare i problemi e le soluzioni non è più scusabile e coinvolge tutti, nessuno escluso. E tutti, singoli, famiglie, gruppi e comunità, possono contribuire a rendere possibile quel cambiamento di cui tutti abbiamo urgente bisogno.

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