“Settembre, andiamo. È tempo di migrare”
Così Gabriele D’Annunzio nella poesia “I Pastori” annuncia l’inizio della transumanza. I pastori lasciano i recinti dove sosta il gregge e vanno verso il mare: scendono verso l’Adriatico tempestoso che è verde come i pascoli sulle montagne. E si dirigono verso la pianura attraverso l’antico sentiero, come attraverso un silenzioso fiume verdeggiante, seguendo le orme degli antichi padri. La poesia (a volte indicata come I pastori d’Abruzzo) fa parte dell’ultima sezione di Alcyone, intitolata Sogni di terre lontane. Alcyone è il terzo libro delle Laudi del Vate: venne pubblicato per la prima volta nel 1903, racchiudendo le liriche composte tra 1899 e il 1903.
Cos’è la transumanza
La transumanza, patrimonio antico di popolazioni che attraverso la cultura pastorale hanno scambiato conoscenze, implementato economie, favorito scambi commerciali, trova con fatica una sua giusta collocazione nel mondo culturale contemporaneo, nonostante alcuni importanti riconoscimenti come quello ricevuto dall’UNESCO. In Abruzzo, nel Molise e in Puglia sono stati proposti nell’ultimo decennio un buon numero di progetti e di lavori mentre giovani aziende hanno trovato forme di cooperazione e di valorizzazione per i loro prodotti. Ma questo interesse pare ancora insufficientemente.
Tuttavia, il tracturo non è semplicemente un’area da tutelare: è un percorso e un bene immateriale che ha una storia di secoli e nei secoli ha subito cambiamenti e adattamenti continui, trasformazioni che testimoniano il passaggio e l’evoluzione dell’uomo. Soprattutto dopo il riconoscimento UNESCO nel dicembre 2019, conoscere la cultura pastorale e la transumanza, vero e proprio patrimonio dell’umanità, vuol dire valorizzare i propri territori, nutrire la storia, ma soprattutto tramandare e salvaguardare una cultura ancestrale.
La transumanza dei pastori abruzzesi
La parola transumanza deriva dal verbo transumare, ossia attraversare, transitare sul suolo. Il verbo è costituito con l’accostamento del prefisso latino trans che vuol dire al di là/attraverso, e della parola latina humus che vuol dire suolo/terreno. Il tragitto dei transumanti avveniva lungo una rete di larghe via erbose chiamate tratturi, seguiti per millenni come itinerari fissi e tutelati già dall’epoca romana da specifiche leggi. I principali tratturi in Abruzzo, affiancati da una rete di “tratturelli” minori, sono tre:
- Tratturo L’Aquila – Foggia, detto anche Tratturo Magno, lungo 244 km;
- Tratturo Celano – Foggia, lungo 207 km;
- Tratturo Pescasseroli – Candela, lungo 211 km.
Quello dei pastori era un viaggio molto duro e faticoso. I transumanti percorrevano queste antiche vie a piedi, in fila, uno dietro l’altro e ognuno con il proprio gregge, mangiando pan cotto, ricotta e carne solo quando qualche pecora moriva per cause accidentali. In estate si sfruttavano i pascoli dislocati a quote più elevate sui territori montani, mentre d’inverno le greggi venivano trasferite in pianura anche a distanza di centinaia di chilometri.
Lungo i tratturi, durante i secoli, sono sorte numerose chiese, importanti non solo dal punto di vista spirituale, ma anche commerciale perché in prossimità di esse si svolgevano dei mercati, o vere e proprie fiere, per la commercializzazione di prodotti artigianali e gastronomici. Ciò dimostra quanto sia importante preservare lo straordinario valore espresso dalla transumanza in termini storico-archeologici, antropologici, sociali e culturali ma anche gastronomici.
Il Tratturo Magno
Il Tratturo L’Aquila-Foggia, con i suoi 244 km, era il più lungo, grande e il più importante e per questo motivo, era chiamato anche Tratturo Magno. Dalle aspre montagne e dalle conche dell’aquilano, alle magnifiche colline pescaresi e teatine, ai vigneti del frenano, fino alle coste del vastese per poi rientrare sulle sinuose colline del Molise, e arrivare ai campi arati del Tavoliere delle Puglie.
Ci sono 300.000 passi da muovere per arrivare dall’Aquila a Foggia, qualche decina di chilometri in più da percorrere rispetto agli originari 244 di lunghezza del Tratturo Magno. I pastori impiegavano 15 giorni con le loro pecore, ma era un tempo molto variabile: dipendeva in gran parte dalle condizioni meteorologiche e dallo stato di salute delle greggi alla partenza e poi, come sempre, dagli imprevisti.
Classe 1995, nasce a Vasto (CH). Conseguita la laurea in Lettere moderne, si specializza dapprima in Filologia, linguistica e tradizioni letterarie e successivamente in Giornalismo e cultura editoriale. Ha tentato fin da subito di fare della scrittura un lavoro, collaborando con agenzie web e testate locali. Oggi attraverso Visitare Abruzzo racconta la sua regione, per cogliere gli aspetti tipici di una terra autentica e verace.
Gentile Francesca Liberatore.
Mi chiamo Aldo e scrivo da Pisa.
Vorrei chiederti qualche consiglio su dove poter vedere la transumanza in Abruzzo o Molise.
Sono un fotografo e il prossimo Settembre vorrei avere la possibilità di venire in queste due splendide regioni.
Mi puoi dare qualche dritta?
Grazie
Buongiorno Aldo, dalla foto può vedere i percorsi fattibili oggi.
Un itinerario da me consigliato perché l’ho seguito io questa estate (prima della possibilità di incontrare pecore) parte da Pescasseroli, piccolo borgo delizioso nel cuore del Monti Marsicani, per poi proseguire all’interno del Parco Nazionale di Abruzzo e Molise, facendo tappa presso alcune delle località più belle della regione, quali Civitella Alfedena e il meraviglioso lago di Barrea. Il sentiero termina a Campobasso. Ma le possibilità, come indicato sulla mappa, sono varie e molteplici. La ringrazio per il suo interesse e le auguro una buona giornata 🙂